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equilibrio universo e tutto quanto

Questa faccenda dell’equilibrio si è insinuata nella mia mente come voce di grillo parlante, pervadendo nel tempo il mio intero essere, con calma silente, inesorabilmente.

Come acqua di mare che impregna il bagnasciuga mentre siamo distesi al sole. Tu non la vedi mentre la sabbia l’assorbe, è lì presente, satura ogni cosa. Talmente indiscernibile da tutto il resto che lo percepiamo solo se per qualche motivo lo andiamo a cercare. Quando sentiamo l’umidità sotto le piante dei piedi perché abbiamo cercato un appoggio migliore, o scaviamo una buca profonda che la sabbia bagnata è migliore per costruire castelli e dare forma ai sogni. Ancora più spesso accade solo quando la marea sale mentre siamo distratti dallo spettacolo della sera che avanza. Un attimo prima eri seduto all’asciutto ed ora ti ritrovi con le chiappe bagnate. Non rammenti quando ha iniziato ad accadere, ne come, ma non lo puoi più ignorare.

Qualche volta si è fatto notare prepotentemente, quando magari hai incontrato una tua compagna di scuola delle elementari che ha stampata in faccia e nel corpo la sua parte di guai. Tu non li sai fino in fondo perché eri troppo impegnata a schivare i tuoi colpi bassi. Lei si è affacciata dallo stesso tuo burrone eravate coi piedi a metà, i talloni poggiavano abbastanza saldi al terreno, un po sdrucciolevole ma non troppo. Avete attraversato l’orrido con un piede nel vuoto e l’altro traballante sulla stessa corda tesa, tenendovi in equilibrio con le braccia spalancate. Ma lei ad un certo punto, ha fatto un passo avanti, pochi centimetri, ha chiuso le braccia si è arresa alla gravità. Mentre tu restavi ferma ad osservare lo scorrere impetuoso del fiume in fondo al canyon e ti distraevi col suono che fa il vento quando ti carezza il viso. Guardi negli occhi della tua vecchia compagna di giochi e capisci che vi separano solo quei pochi centimetri di fortuna. Lei è precipitata. Tu hai le chiappe bagnate, il fiato corto, mille cicatrici ma sei ancora aggrappata a qualcosa di rosso che ti sostiene. Un piccolo ombrello aperto: scelta, consapevolezza, fortuna. Lei precipita, ma potresti essere tu, lo sai con precisione di bisturi. Non esiste separazione, nessuna dualità (menzogna del mondo). Se l’universo fosse in conflitto, lo fossero il pianeta o le cellule del nostro corpo saremmo spacciati. Tutto collabora con tutto, tutto danza al suono della stessa splendida e perfetta musica, tutto è in movimento e tende al punto di equilibrio.(*) Di questi fili sottili che sostengono ogni cosa mi preme scrivere, di chi avrebbe potuto precipitare di chi ancora precipita.

Gabriella Candida Candeloro

(*)Fanno eccezione i sistemi quantici unidirezionali, ma questa è tutta un’altra storia